Vicende dell'alluvione del 1333

"[…] Il Granduca Cosimo I, che non era un sentimentale, scoppiò in lacrime quando vide la sua bella città sepolta nel fango dopo l’atroce inondazione del 1557, la peggiore in duecento anni, che spazzò via il vecchio ponte a Santa Trinita e immerse parte della città in cinque metri d’acqua. Su nel Mugello, l’improvvisa piena della Sieve si era riversata nell’Arno, malamente arginato dagli ingegneri di Cosimo; presi di sorpresa, tutti quelli che transitavano sul ponte perirono annegati, tranne due bimbi che rimasero su un pilastro isolato nel mezzo del fiume infuriante e furono nutriti per due giorni con pane e vino trasportati su una corda buttata dal tetto di Palazzo Strozzi. […]”
(Mary McCharty, le pietre di Firenze, 1956)

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