La chiesa che ispirò l'architettura di Brunelleschi

“[…] In Brunelleschi la tradizione fiorentina raggiunse il suo culmine. Ecco – per esempio in Santo Spirito o nella Cappella dei Pazzi o nella Badia di San Domenico  - la grave purezza, quiete e semplicità delle prime chiese fiorentine. Il germe del Brunelleschi non va ricercato  nella Roma classica ma nella chiesetta dei Santi Apostoli che la leggenda attribuisce a Carlo Magno. Tutta grigia e bianca, pietra grigio-scura giustamente chiamata <<serena>> contro il candido intonaco, tre navate, due processioni di colonne con leggiadri capitelli corinzi che corrono giù per la chiesa a sostenere una ritmica fila di archi rotondi, volte che si intrallacciano come ventagli chiusi ed aperti, motivi decorativi, sempre in pietra grigia, a foglie, a conchiglie, a ovoli e lische di pesce, a raggi solari: questi sono, in sunto generico, gli elementi del classicismo toscano che rincorrono di continuo nelle grandi chiese brunelleschiane, con l’aggiunta, nelle parte più frivole come la sacrestia, di fregi e tondi per mano di Desiderio o di Luca della Robbia: cherubini aureolati di corolle o con ali incrociate come rigidi bavaglini, i quattro Evangelisti […].”
(Mary McCarthy, Le pietre di Firenze, 1956)

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