I talenti fiorentini

Il Dedalo, la prima formella a destra
“[…] <<Questo dunque sarebbe l’omino>> disse papa Eugenio IV squadrando la figura di Brunelleschi, <<che avrebbe l’audacia di girare il mondo sul proprio asse>>. <<Vostra Santità mi dia un punto dove possa fissare la mia leva, e vi mostrerò quel che so fare>>. La pronta risposta del piccolo architetto riassumeva l’atteggiamento fiorentino. […] La storia di Giotto e del cerchio, da cui proviene l’espressione <<rotondo come l’O di Giotto<< dimostra la stessa laconicità e la sua stessa sicurezza. Richiesto da un intermediario papale di dare un saggio della sua bravura, Giotto disegnò semplicemente un cerchio perfetto, a mano libera, con un lapis rosso, e lo mandò al vicario di Cristo, il quale capì l’antifona: un uomo che sapeva fare questo non aveva bisogno come gli artisti ordinari, di sottoporre disegni.
Sul campanile di Giotto vi è un piccolo rilievo di Dedalo, l’uomo-falco dell’antichità, il cui nome significa <<abile artigiano>>. Egli è ritratto tutto piumato con sulla scienza le ali fabbricate con le sue mani, da un disegno che si può attribuire a Giotto […]. Né sembra un puro caso che un fiorentino, Leonardo, inventasse la macchina volante e tentasse, così dicono, di volare da Monte Ceceri, l’alto picco fiesolano dove Milton colloca Galileo con la sua lente ottica e da dove i preti-astrologi etruschi solevano studiare i cieli.
[…]
La maggior parte dei grandi architetti e scultori fiorentini erano anche ingegneri. Brunelleschi cercò di organizzare la disfatta di Lucca per mezzo di un piano ingegnoso che deviasse il corso del fiume Serchio inondando i dintorni della città nemica (piano che fallì). Durante il grande assedio del 1530, Michelangiolo fu chiamato a dirigere la difesa della città e prima della sua fuga costruì, come fortificazioni della Repubblica, le mura ancora visibili presso San Miniato […]."
(Mary McCharty, Le pietre di Firenze, 1956)

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