Il giardino del Palazzo Vivarelli Colonna

Le vicende architettoniche del Palazzo Vivarelli Colonna sono strettamente legate alla storia delle famiglie che lo hanno abitato. Dell’edificio quattrocentesco, appartenuto ai Granacci, non rimangono tracce, mentre gli interventi successivi, ricostruibili attraverso i documenti d’archivio, sono stati in gran parte cancellati dalle trasformazioni ottocentesche promosse dai Giuntini.
Diversa è la storia del giardino che fu creato da Francesco Niccolò Maria Gabburi nel primo Settecento e che oggi, grazie al restauro, si presenta nuovamente leggibile nell’impianto originario.
Voluto dal Gabburri, personalità di rilievo della vita culturale fiorentina dell’epoca, il giardino si caratterizza per l’impostazione all’italiana. Questo assetto, di ispirazione rinascimentale, tende ad esaltare la simmetria dello spazio attraverso il viale principale, in asse con l’ingresso del palazzo, lungo il quale si dispongono due fontane, una circolare al centro del parterre e una parietale. Si viene così a correggere l’irregolarità dell’area, con un artificio che sottomette la natura al dominio dell’intelletto umano. Anche le conche di agrumi punteggiano le aiuole e le spalliere di aranci amari seguono l’impianto settecentesco.
Il boschetto di gusto romantico, con piante ad alto fusto, risale invece alla prima metà dell’Ottocento, quando il palazzo era proprietà della famiglia Giuntini. A tale momento si deve anche la costruzione dell’elegante loggetta di gusto neoclassico che crea ulteriore legame tra il palazzo e il giardino.
La fontana murale fu realizzata tra il 1704 e il 1708. La complessità dell’apparato decorativo, ottenuta grazie all’impiego di materiali e tecniche diverse, ben riflette il gusto tardo barocco. Le sculture sono opera di Giovanni Baratta, mentre il fondale pittorico originale, oggi perduto, fu eseguito da Rinaldo Botti e Lorenzo Del Moro. La fontana, con al centro Orfeo cantore, fu compiuta dopo la morte prematura della moglie del Gabburri e la sua iconografia è stata interpretata in relazione a questo evento, come allusione alla caducità della vita.
Alla voluta precarietà della composizione si oppongono i tre fauni che rappresentano i figli del Gabburri, intenti a raddrizzare lo stemma di famiglia, oggi sostituito con quello dei Vivarelli Colonna, ultimi proprietari del palazzo.

(Tratto da una pubblicazione del Comune di Firenze)

Palazzo Vivarelli Colonna, Via Ghibellina, 30

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