Giovedì gnocchi…anzi maccheroni….

Testo di Roberto Di Ferdinando

Nel passato, quando l’osservanza ai dettami religiosi, anche in materia di gastronomia, era più rigida, si era soliti dire, specialmente nel centro-sud Italia,: “giovedì gnocchi, venerdì pesce e sabato trippa”. Il giovedì si mangiavano gli gnocchi, un piatto gustoso, ricco ed elaborato, principalmente perché il giorno successivo l’osservanza religiosa richiedeva di consumare un piatto di magro (pesce); ecco quindi che si sfogava la gola con gli gnocchi prima della ‘penitenza’ del venerdì. Ma fino a tutto il Seicento gli gnocchi erano indicati con il termine “maccheroni”, come ricorda anche Boccaccio, che nel Decamerone (Giornata Ottava, novella terza) fa dire a Maso del Saggio, nell’attuazione di una burla: “[..] si trovavano in Berlinzone, terra de’ baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevavisi un’oca a denaio e un papero giunta; e eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua”.
La parola “maccherone” trarrebbe origine da “macco” (polenta di fave), oppure dal greco bizantino makaronia, (canto funebre), infatti era il  la pietanza a base di riso servita durante i funerali.
RDF

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